giovedì 21 luglio 2016

Lovely Creature

When I got home, my lovely creature
She was no longer with me
Somewhere she lies, this lovely creature
Beneath the slow drifting sands
With her hair full of ribbons
And green gloves on her hands
Lovely creature - Nick Cave

Mentre cammina fendendo la nebbia di una notte invernale, sente montare in lui quella sua solita inquietudine che gli spezza il respiro, solo che questa volta si tratta di una paura nuova.
Cos’è? Perché mi è venuta in mente l’immagine di lei? È sogno o realtà?
No, non sono folle!
Ecco, la rivede ancora coi suoi capelli al vento pieni di nastri.
Alle mani ha corti guanti verdi – Vuoi passeggiare con me? – le chiede, - Sì, passeggerò con te un pochino – risponde lei e gli prende la mano.
No, non è pazzo: è un uomo felice quello che cammina con lei oltre le colline, le montagne, oltre le piramidi, le Sfingi e la sabbia del deserto.
Lei è lì per lui, è tutta per lui, coi suoi capelli al vento pieni di nastri e coi suoi guanti verdi.
Ma la notte diviene sempre più notte e il buio sempre più buio.
Non capisco. Chi sono questi sconosciuti? Cosa vogliono da noi? Cosa vogliono da te?
Perché il vento è così lamentoso? Mi percuote. Mi scoppia il cranio!
Da dove sono spuntati questi demoni? Cosa sono venuti a fare? Oddioddio: ti prendono, ti buttano a terra, ti colpiscono la testa e il petto. Maledetti!
Si copre la faccia con le mani umide forse di nebbia e di pianto. Apre gli occhi. Non la vede più: è scomparsa pian piano sotto la sabbia che lenta si è accumulata e ha inghiottito i suoi capelli pieni di nastri e le sue mani con i guanti verdi.
No, non sono pazzo: ho solo avuto un incubo ad occhi aperti. Non posso davvero scambiare questo turbamento per una incipiente follia!
Continua a camminare nella nebbia. Ha gli occhi pieni di lacrime. Le mani nascoste, umide. È profondamente agitato ma preferisce far finta di nulla. Dentro la tasca del cappotto tocca qualcosa.
Cos’è?
L'afferra, ha la grandezza di un pugno, la tira fuori, la osserva: i suoi occhi diventano due fessure sottili. Mentre urla per l'orrore la lancia lontano da sé. Asciuga la mano insanguinata sul soprabito. Indietreggia. Inciampa. Cade. Continua ad arretrare.
Ha capito tutto.
Lo assale un forte senso di nausea e infine, infine con la faccia sulla strada sterrata, avvolto dalla nebbia notturna e dai suoi demoni, dà di stomaco.

Lucia Immordino



6 commenti:

  1. Inquietante questa presenza che si ripresenta. Un pezzo che mi ricorda Zobeide (città invisibile di Calvino) e che rimanda a qualche film horror.
    Bello assai

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    1. Grazie per aver postato il brano praticamente "caldo caldo".
      Più che a Zobeide di Calvino mi sono rifatta a "Doppio sogno" di Arthur Schnitzler.
      Sì, è vero che ricorda qualche film horror: è proprio l'effetto che volevo creare.
      Grazie FO.
      li

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  2. Questo brano, lo interpreto come il racconto di un sonnambulo, un uomo traumatizzato dal suo femminicidio, che non è dunque un fenomeno "moderno" come qualcuno dice, ma un archetipo anch'esso dell'incapacità di relazione e di comunicazione tra esseri umani, così simili e così diversi, l'uomo e la donna,incomunicabilità che neanche l'amore, la bellezza, l'attrazione per l'altro, può superare e che spesso si risolve nel dominio. Si sceglie il dominio( anche l'assassinio è il segno del dominio, quello frustrato) sull'altro come ultima risorsa, o forse come l'unica per chi altro non ha.

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  3. No, non è un fenomeno moderno, proprio per niente.
    Nel tuo commento hai tirato in ballo argomenti importanti sulla relazione uomo-donna che sarebbe bello e interessante approfondire. Magari in altra sede.
    Grazie per il tuo contributo al mio brano.
    li

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  4. Un brano architettato, proprio come volevi, vero Luce? Un bel lavoro studiato per creare disgusto ( vedi la foto ) e parole ricercate. Brava!
    Nina

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  5. Uellà! Architettura, studio, disgusto, ricerca, miiii quante cose ho fatto!
    Grazie Ninà.
    Luce

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